La manifattura da cui può ripartire il Mezzogiorno
Federico Pirro - Avvenire
Proseguiamo l'analisi delle aziende che rendono il Sud un importante hub industriale. Partendo dalle supply chain dell'automotive. Fabbriche di componentistica sono in attività in cinque regioni meridionali (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Campania) con elevati tassi di occupazione e fanno capo, fra le altre grandi imprese, a TD-Bosch, Marelli-Calsonic Kansei, Magna, CNH Industrial, Skf, Bridgestone, Dana Graziano, Denso Manufacturing, Dayco Europe, Adler Group, Pierburg Pump, TI Group Automotive.
Ad Atessa in Val di Sangro (CH), inoltre, ove è in esercizio la già citata Sevel, la giapponese Honda, con la sua unica fabbrica in Europa, costruisce motocicli. Meritevole di attenzione inoltre è l’attività della DR Automobiles che importa vetture smontate dalla Cina e le assembla nel suo sito a Macchia di Isernia nel Molise: questa azienda nel 2021 ha fatturato 130 milioni e nel 2022 è balzata a 448 milioni.
L’altra industria meccanica oltre siderurgia e automotive: aeronautica, oil&gas, movimento terra, treni ed impiantistica. Un panorama sorprendente costituito anche da multinazionali tascabili in Campania. Imponenti sono gli stabilimenti aeronautici della Leonardo - Divisioni Aerostrutture ed elicotteri - attivi a Pomigliano d’Arco e Nola nel Napoletano, e in Puglia a Foggia e Grottaglie (TA).
A Brindisi v’è un grande impianto della Leonardo Divisione elicotteri – che ne ha un altro minore a Benevento - mentre due imponenti fabbriche della Avio-Aero sono in produzione a Pomigliano d’Arco e Brindisi ed alimentano anch’esse robuste supply chain. Da segnalare inoltre nel settore aeronautico le produzioni della EMA RollsRoyce a Morra De Sanctis (AV).
Fabbriche meccaniche nell’oil&gas della statunitense BHNuovo Pignone sono in produzione a Bari, Vibo Valentia in Calabria e Casavatore in Campania, mentre uno stabilimento con oltre 800 addetti diretti della Case New Holland per macchine movimento terra è in esercizio a Lecce con un suo ramificato indotto. A Bari costruisce martelloni demolitori esportati in vari Paesi il Gruppo locale Indeco, mentre sempre nel capoluogo pugliese l’altra società statunitense Ingersoll Rand-Thermocold produce condizionamento, e la Isotta Fraschini motori-Fincantieri costruisce propulsori marini.
Ben presenti nell’Italia meridionale sono anche società impiantistiche con fatturati molto elevati, nate e cresciute nei grandi poli dell’industria di base siderurgica e petrolchimica, e poi in alcuni casi affermatesi anche su mercati internazionali, come le abruzzesi Ceit, Walter Tosto, le siciliane Sielte, Irem e Sicilsaldo e le pugliesi CestaroRossi&C, Comes e Tecnomec Engineering. Altre imprese siderurgiche in attività nel Sud sono le Acciaierie di Sicilia a Catania, la Duferco Travi e profilati a Giammoro (ME), la Laminazione Sottile nel Casertano, la Sideralba nel Napoletano - due aziende queste ultime divenute ormai multinazionali tascabili - e le Ferriere Nord-Gruppo Pittini a Potenza.
In Sardegna è in attività la Portovesme, fra le maggiori industrie europee produttrici di piombo e zinco. Grandi fabbriche di materiale rotabile e segnalamento ferroviario della HitachiRailSTS a Napoli e Reggio Calabria costruiscono treni, convogli e segnalamenti ferroviari esportati in vari Paesi, mentre a Monopoli nel Barese la Mer.Mec è divenuta leader mondiale nella progettazione e costruzione di treni ‘diagnostici’, impiegati per verificare con la loro strumentazione elettronica di bordo il perfetto allineamento dei binari delle reti ferroviarie.
Nel comparto operano inoltre decine di PMI diffuse in tutte le regioni e censite nello studio operanti in varie branche della meccanica pesante e leggera. L’industria cantieristica fra impianti civili e militari. Costruzioni navalmeccaniche si eseguono dalla Fincantieri a Castellammare di Stabia e Palermo, e dalla Intermarine del Gruppo IMMSI a Messina, mentre il maggiore Arsenale della Marina Militare in Italia ha sede a Taranto e ormai da tempo è adibito ad un uso ‘duale’, ovvero esegue interventi e lavorazioni anche su naviglio civile.
Nel comparto si è affermato nel corso degli anni con varie specializzazioni anche il Gruppo campano Palumbo che oggi ha in esercizio otto cantieri in Italia e in altri Paesi del Mediterraneo. Consolidata anche a Napoli è la presenza dei Cantieri del Mediterraneo. L’industria petrolchimica nel Mezzogiorno: upstream e downstream. La chimica di base e le materie plastiche. Nell’Italia insulare operano le maggiori raffinerie nazionali per capacità, e cioè la russa Lukoil a Priolo, l’algerina Sonatrach ad Augusta, entrambe nel Siracusano, la RAM a Milazzo (ME), e la Saras a Sarroch (CA), che costituisce uno dei sei supersite operanti nell’Europa occidentale.
Un sito di minori dimensioni dell’ENIR&M è attivo a Taranto, ove è raffinato il greggio estratto in Basilicata nei due più ricchi bacini petroliferi on shore d’Europa, sui quali operano Eni e Shell in Val d’Agri, e Total, Shell e Mitsui nella Valle del Sauro; in entrambe le aree sono stati costruiti due centri oli per il primo trattamento del greggio, ove sono impiegate in prevalenza risorse umane lucane, cui si affiancano gli addetti nelle imprese locali ed esterne al territorio dell’indotto di manutenzione.
Particolare rilievo per investimenti e complessità di intervento ha assunto negli ultimi anni la riconversione ormai completata a bioraffineria dell’impianto Eni di Gela, nella cui acque sono installate piattaforme per l’estrazione del gas.
Seguici sui social