Manfredi: «La scuola di cinema si farà Progetto innovativo»
Intervista a Gaetano Manfredi di Simona Brandolini - Corriere del Mezzogiorno
Per una pubblica Scuola di cinema in Campania. La lettera appello firmata da un’infinità di cineasti, attori, artisti da Maurizio Braucci a Toni Servillo, da Edoardo de Angelis a Mario Martone, indirizzata ai ministri Dario Franceschini e Gaetano Manfredi è stata subito accolta. E con grande entusiasmo. La ripartenza passa e porta necessariamente all’arte. «Io e Franceschini ne abbiamo già parlato. Ci siamo subito messi al lavoro», conferma il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi.
Ministro le hanno scritto: «Al contrario di altre regioni nella nostra manchiamo ancora di una scuola pubblica delle Arti e dei Mestieri del Cinema specializzata nell’alta formazione professionale in questo settore». Effettivamente in Italia di sostenute dagli enti pubblici ci sono la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano o quella d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté di Roma. Qual è il modello a cui state lavorando?
«Quando abbiamo letto l’appello lanciato da personalità così importanti, io e Dario Franceschini ne abbiamo parlato lungamente. C’è la volontà di fare un progetto importante dedicato al Cinema in Campania. Il Mibact e il ministero dell’Università stanno lavorando a possibili format. Ma bisogna focalizzare gli obiettivi: cioè guardare alla cinematografia da tutti i punti divista, non solo della recitazione e della regia, ci sono le maestranze, c’è la multimedialità che va sfruttata».
Ma in quale direzione pensate di andare?
«Dobbiamo cercare di mettere insieme le migliori esperienze per una proposta innovativa, soprattutto dopo questa emergenza. Va cambiato l’approccio».
La produttrice Gloria Giorgianni, sul Corriere del Mezzogiorno, ha lanciato anche l’idea di un’Agenzia per l’audiovisivo al Sud.
«Anche questo è un pezzo di cinema. Condivido. Noi dobbiamo seguire tre regole per costruire un progetto valido».
La prima.
«La qualità assoluta, senza di essa e oggi l’abbiamo capito meglio, non siamo competitivi. Le firme lo testimoniano, a Napoli c’è eccome».
La seconda.
«Mettere tutti insieme. Ci sono istituzioni come l’Accademia di Belle Arti, l’Università, che lavorano in questa direzione e vanno coinvolte».
La terza.
«La carica innovativa del modello di Scuola. Non deve essere una copia di qualcosa che già c’è, ma che guardi al futuro di un segmento che ci porta nel mondo. Perché questa esperienza, questo grande shock ci deve far pensare anche a modalità di fruizione innovative. Dobbiamo tornare al cinema, tutti ci vogliamo tornare, ma l’integrazione delle modalità è fondamentale. Ma, mi permetta, uno dei temi fondamentali è che Napoli deve tornare a essere capitale mondiale e merita investimenti di grandissima qua lità. La Apple lo dimostra».
Il ministro Enzo Amendola in un’intervista ha lanciato l’idea di un Green Deal Technopole, come quello di Milano, ma a Gianturco nell’ex Manifattura Tabacchi. Che ne pensa?
«Che è un altro progetto a cui stiamo lavorando. Napoli est può essere il nuovo grande distretto tecnologico del Mezzogiorno. Dobbiamo spingere verso la concentrazione di investimenti a livello internazionale».
Il Corriere del Mezzogiorno ha aperto un dibattito sull’ipotesi di votare per Regione e Comune di Napoli. Cosa ne pensa?
«Deciderà chi è deputato a farlo. Dico solo che tutte le forze riformatrici e progressiste della città devono stare insieme. Napoli ha bisogno di un grande progetto di futuro, perché è fondamentale per il Sud, solo con un impegno forte della città ci potrà essere una spinta per il cambiamento».
Pensa che Pd, De Magistris, la Sinistra debbano stare tutti insieme?
«Credo che oggi bisogna andare al di là degli schieramenti politici, c’è una grande spinta che spesso viene da aree non schierate, ma portatrici di idee innovative di cui diventare interpreti».
Pensa che l’esperienza di governo sia replicabile anche localmente?
«L’esperienza di governo è positiva perché guarda a pezzi diversi della società che possono camminare insieme. È un progetto politico da portare avanti anche altrove».
Ministro può continuare questa frase? Napoli è...
«Napoli può essere un laboratorio sociale. Nel senso che la risposta al futuro deve essere complessa, fatta di tradizione e innovazione, ma anche di esigenze sociali, di equità e bene comune. Questi pilastri vanno accoppiati all’efficienza. La sintesi? È costruire pezzi di mondo».
Seguici sui social