12 febbraio 2021   Articoli

Per Napoli ora serve un sindaco forte che sappia dialogare

Vito Grassi - Corriere del Mezzogiorno

Vito Grassi - Presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali di Confindustria

L'era Draghi ha già avuto un effetto: nessuno ha intenzione di porre condizioni. Di nessun tipo. «L'emergenza impone che tutti facciano un passo in avanti. Gli imprenditori ci sono». Dice Vito Grassi che guida gli industriali campani, ma è anche vicepresidente nazionale dell'associazione. Il leader di Confindustria Carlo Bonomi ha partecipato alle consultazioni: fisco, debiti delle imprese e riforma della pubblica amministrazione sono le proposte di Viale dell'Astronomia. Che sta lavorando, tra l'altro, a un documento sul Mezzogiorno, racconta Grassi. Che, anche su Napoli, ha idee chiare sulle qualità del successore di de Magistris.

Grassi, la fiducia è un valore per un imprenditore e per i mercati.

«E il nome di Draghi la genera a 36o gradi. Penso soprattutto alle giovani generazioni, non possiamo continuare a mostrare loro un futuro di lacrime e sangue. Devono poter avere prospettive. Soprattutto al Sud. Più il territorio è indietro più fanno fatica a vederle».

Draghi deve mettere in sicurezza il Recovery fund. Cosa non è andato finora?

«Confindustria è sempre stata critica sul Recovery, sul metodo: non è chiara la governance del processo. Quali sono i passaggi intermedi, perché la progettualità richiesta è molto rigida, come lo è il percorso di sostenibilità. Tutti parametri che devi chiarire a monte».

Pensa che con una maggioranza larga questi gap possano essere superati?

«Un governo con largo consenso penso che abbia più capacità di stringere sui progetti. Serve la maggioranza per affrontare le emergenze non più rinviabili».

Cominciando dalle riforme strutturali.

«Prima erano un auspicio, chiaro a tutti da 3o anni. Ora sono un obbligo. Non accedi al Recovery se non metti mano alle riforme. Di pari passo bisogna affrontare le emergenze. Il piano vaccini su tutto. Non solo per la salute collettiva, ma anche perché la ripartenza del Paese dipende da quello. Poi lavoro e debiti delle aziende. In questo momento ne abbiamo tanti. Siamo andati avanti con le moratorie, che hanno aiutato l’economia nel momento dell’emergenza. Ora va fatto un passo in avanti, serve allungare il debito per esempio».

Confindustria chiede anche di rivedere il blocco dei licenziamenti per settori.

«La crisi non è uguale per tutti. La farmaceutica, l'alimentare, la logistica, gran parte dei trasporti, sono settori in attivo. Su questi si potrebbe cominciare a ragionare di riforma degli ammortizzatori sociali. Speriamo in un tavolo con le organizzazioni sindacali».

Si dice che la svolta europeista della Lega e l'appoggio a Draghi sia stata determinata dalla paura di «perdere» gli industriali del Nord. Chi porta avanti le istanze degli imprenditori del Mezzogiorno?

«Credo che tutte le forze politiche oggi siano chiamate a fermarsi sulla ricerca del consenso e a lavorare in maniera comune per uscire dall'emergenza. Fare quadrato intorno a un nome come Draghi, sotterrare l'ascia di guerra e lavorare tutti nella stessa direzione. Ci si augura almeno. Non vedo l'equazione imprese-partito. Non credo che la Lega sia stata spinta dalle imprese, era sbagliato non esserci. Inutile ora rinchiudersi nelle proprie trincee».

Cosa ha apprezzato delle poche parole del presidente incaricato?

«Due temi: giovani e coesione. Già nel discorso al meeting di Rimini diceva: l'Europa per essere forte e stabile deve rafforzare la coesione sociale. Accorciare le disuguaglianze, anche territoriali». Crede e spera che continuerà ad esserci un ministero del Sud? «Non so se ci sarà. Penso che i temi e i problemi del Sud c'erano un mese fa e oggi ancor di più. I nodi restano, aspettiamo le proposte del nuovo governo e su quello cercheremo di dare il nostro contributo. Avendo parlato di giovani e politiche di coesione sono fiducioso che ci sarà un'attenzione al Mezzogiorno».

Si parla di sconfitta della politica. Ma a chi giova una politica debole?

«Il punto è che politica serve? Serve una politica che sceglie, decide e attua. Il Centro studi Confindustria ha dimostrato che alle leggi del Conte i e 2 mancano ancora 36o decreti attuativi. Questo è insopportabile. Così si bloccano gli investimenti. Noi ci stiamo lavorando».

Come?

«Presenteremo come Confindustria un documento, di taglio imprenditoriale, cercando di trovare asset comuni per il Mezzogiorno. Proposte per far convergere investitori e politiche nazionali, partendo dal potenziamento infrastrutturale e dallo snellimento della burocrazia».

Si vota a Napoli, da dove partirebbe?

«Napoli, e vale anche per altre metropoli, ha bisogno di una strategia nazionale. Che punti sulle città metropolitane. Oggi Napoli ha in piedi progetti per l'area Est, quella Ovest, ovunque. Ma bisogna creare un contesto, perché chi investe ci deve credere. Se inizi un'opera devi poterla portare a termine. La metro sarà completata, sarà una chicca, ma se ci metti 25 anni viene meno la finalità. Napoli ha bisogno di tanta normalità. E di una riprogettazione, anche urbanistica, perché è immobile».

Se dovesse fare colloqui per assumere il sindaco di Napoli, quale candidato preferirebbe?

«Guidare una città significa abbinare capacità da manager, creatività, impegno sociale. Serve uno capace di scelte forti e quindi di dialogo. Altrimenti si blocca tutto. La capacità di mediare viene vista come debolezza e indulgenza. E proprio il contrario».

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