03 maggio 2020   Articoli

La ripartenza sarà difficile, il Meridione tra stress e criticità

Claudio De Vincenti - Corriere del Mezzogiorno

Claudio De Vincenti - Economista - Promotore del Manifesto

Il Meridione d’Italia affronta la cosiddetta Fase 2, che prende avvio gradualmente da domani, in condizioni di grande incertezza, come peraltro anche il Centro-Nord, ma con una base produttiva più ristretta e con suoi peculiari punti di forza e di debolezza rispetto al resto del Paese. Sarà una sfida molto impegnativa, che dovrà prima di tutto evitare il depauperamento del tessuto imprenditoriale e occupazionale del Mezzogiorno: difficilmente, e non solo in Italia, registreremo quella che viene chiamata crisi a V, seguita cioè da una immediata ripresa dei livelli produttivi; piuttosto, in tutti i Paesi avanzati la ripresa sarà lenta e faticosa, mettendo sotto stress la tenuta delle imprese.

Alla luce dei provvedimenti governativi, sappiamo che da noi la riattivazione progressiva delle attività economiche avverrà a tappe, con la predisposizione dei rispettivi protocolli di sicurezza sanitaria e a condizione che non intervengano nuove fiammate della pandemia. Così da domani possono riaprire tutte le attività manifatturiere e delle costruzioni come pure i servizi di commercio all’ingrosso ad esse funzionali, mentre dal 18 maggio dovrebbero riaprire anche gli esercizi commerciali al dettaglio nonché musei e biblioteche e dal 1 di giugno i servizi di ristorazione e quelli di cura alle persone. Ancora non definita la data di riapertura dell’insieme delle manifestazioni artistiche, come cinema, concerti, teatri, e di quelle sportive.

Il tessuto produttivo meridionale si presenta a questo appuntamento con luci e ombre che in parte erano precedenti allo scoppio della pandemia e in parte sono invece specifiche del dopo Covid-19. Sappiamo così che le filiere produttive rimaste aperte durante il lockdown hanno trovato una buona capacità di risposta proprio nel Meridione, da diversi anni ormai ben posizionato nell’agroalimentare e nella farmaceutica. E possiamo immaginare che la ripresa post-coronavirus vedrà questi due settori tra quelli più dinamici. Così anche la logistica, che pur in una situazione difficile, ha svolto il ruolo decisivo di assicurare i collegamenti tra produzione di farmaci, dispositivi medici e generi alimentari e il loro utilizzo da parte delle strutture sanitarie e delle famiglie. Un settore che, se sostenuto attuando finalmente la strategia delle Zone economiche speciali, può costituire un atout decisivo per il Mezzogiorno.

Tra le filiere che ripartono domani, la meccanica, l’abbigliamento e l’automotive hanno nel Sud alcuni dei loro più significativi punti di forza. Il problema in questo caso è il ritmo al quale si riprenderanno i mercati di sbocco interni ed esteri: per la meccanica dipenderà dal recupero nella domanda di investimenti in macchinari, per l’abbigliamento dalla tenuta dei redditi delle famiglie e dalle loro scelte di consumo, altrettanto per l’automotive che però ha bisogno anche di un chiarimento di obiettivi e strumenti della strategia europea e italiana per la mobilità sostenibile.

Fin qui le possibili luci. Ma le ombre sono pesanti e con esse non sarà facile fare i conti. Tra i settori industriali con una presenza importante nel Meridione, quello che prevedibilmente incontrerà problemi molto significativi sarà l’aerospazio nella componente che produce forniture per la filiera aeronautica, mentre la componente spazio potrebbe risentire positivamente dei programmi europei in questo settore strategico.

Ma le difficoltà maggiori saranno con ogni probabilità quelle che dovranno fronteggiare le attività connesse al turismo – dagli alberghi alla ristorazione - e quelle di tipo artistico e culturale. Sono tutte attività esposte all’incertezza riguardo a quali spostamenti sul territorio saranno possibili e con quale organizzazione concreta delle diverse modalità di trasporto passeggeri, nonché riguardo ai protocolli di sicurezza su distanziamento fisico e sanificazione degli ambienti. E sono settori che nel Mezzogiorno, prima della crisi da corona-virus, stavano conoscendo un processo di miglioramento qualitativo e di crescita quantitativa che prometteva di farne fattori trainanti di sviluppo per l’economia meridionale.

Il compito difficile della politica economica è allora duplice. Per un verso, accompagnare con regole semplici e stabili, con incentivi automatici e con investimenti infrastrutturali la ripartenza delle filiere che più immediatamente possono connettersi alla ripresa del dopo Covid-19. Per altro verso, mettere subito in campo piani di intervento per i settori che, come il turismo e le attività culturali, dovranno fronteggiare una lunga fase di transizione e che andranno sostenuti con strumenti in grado di evitare la morta gora dell’assistenzialismo senza sbocco per predisporli invece a una nuova stagione di rinascita imprenditoriale.

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