08 gennaio 2025   Articoli

ZES, la verità sui crediti d'imposta

Nonostante l’aumento delle aliquote e il rifinanziamento, il credito ZES Unica 2024 ha generato investimenti produttivi inferiori rispetto al passato

Giuseppe Coco - Professore di economia politica
Ferrara Ferdinando - Autore

Il 12 dicembre l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i dati sull’adesione al credito d’imposta ZES da parte delle imprese. Il provvedimento era molto atteso dal momento che lo scorso luglio l’Agenzia aveva rilevato una clamorosa eccedenza delle richieste di credito, più di 9 miliardi, rispetto ai fondi appostati dal governo, 1,6 miliardi. Sebbene fosse sensazione diffusa che le richieste (relative agli investimenti da sostenere entro il 15 novembre) fossero sovradimensionate, la comunicazione destò notevole preoccupazione.  Come previsto dalle norme, l’Agenzia rese noto che sulla base delle richieste pervenute l’intensità del credito risultava ridotta a 1/6 dell’aliquota annunciata. 

Si scatenò pertanto un acceso dibattito che vedeva, da un lato, le associazioni datoriali richiedere maggiori risorse pubbliche, dall’altro lato il Ministro Fitto che invitava a leggere con prudenza i dati sulle richieste. In ogni caso il Governo rifinanziò con decretazione di urgenza il credito di imposta fino a 3,2 miliardi.

La scorsa settimana l’Agenzia ha comunicato che le richieste di credito vere, ovvero quelle relative a investimenti effettivamente realizzati entro il 15 novembre, ammontano a 2,5 miliardi di euro per 5,1 miliardi di investimenti incentivati, il che assicura la percezione dell’agevolazione al 100%. 

Una prima riflessione consegue dai quasi 7 miliardi di credito di imposta in eccesso richiesti dalle imprese a luglio. Si tratta di un segnale sulla pericolosità di prevedere istanze in cui siano indicate mere intenzioni da parte dei beneficiari. Procedure di questo tipo provocano distorsioni importanti e sottolineano l’opportunità di rafforzare la diffusione di una cultura della responsabilità e della leale concorrenza.

Più in generale, per formulare un giudizio qualitativo sui dati pubblicati dobbiamo chiederci come possano essere comparati con i crediti d’imposta (e gli investimenti a essi riconducibili) riferiti agli anni antecedenti il 2024. Infatti, il credito della ZES Unica si caratterizza per aliquote di aiuto sensibilmente superiori rispetto al passato, a seguito del loro adeguamento alle più elevate intensità previste dal nuovo regime europeo degli aiuti a finalità regionale. Le percentuali del credito sono incrementate di 20 punti rispetto al regime precedente. La generosità della misura è poi cresciuta anche a seguito dell’inclusione degli investimenti in terreni e immobili, tipologie di acquisizioni non sempre legate alla crescita di produttività e occupazione. 

A fronte di sussidi così tanto più generosi, il credito d’imposta ZES Unica può essere considerato un successo solo qualora abbia incentivato un ammontare di investimenti ben superiore rispetto al passato. 

Purtroppo, non sono disponibili dati pubblici sull’uso del credito d’imposta negli ultimi anni. Abbiamo però dei dati degli anni dal 2016 al 2021 sull’ammontare del credito SUD e ZES. Considerando che il 2020 e 21 sono stati anni anomali per il COVID, è ragionevole confrontare il credito ZES Unica con quello del 2019. Nel 2019 sono stati richiesti, con le vecchie aliquote, poco più di 2 miliardi di euro di crediti a fronte dei 2,5 di quest’anno. Tenendo conto però che, nel 2024, 380 milioni di crediti sono attribuibili agli immobili, che non erano inclusi nel regime del 2019, il credito del 2019 è solo di poco inferiore in termini nominali a quello del 2024 senza immobili. 

Le cose peggiorano molto se guardiamo agli investimenti incentivati. Se ricostruiamo gli investimenti incentivati del 2019 sulla base della distribuzione territoriale del credito nel 2024 e delle minori aliquote del 2019, troviamo una stima pari a circa 6 miliardi di euro, molto maggiore dei 5,1 del 2024 (inclusivi di acquisti di immobili). Un vero confronto dovrebbe inoltre escludere gli investimenti immobiliari del 2024 (700 milioni circa) e tenere conto della inflazione che intanto ha mangiato circa il 16% del potere d’acquisto. Stimando gli investimenti ‘veri’ del 2024 a prezzi 2019 otteniamo una cifra di 3,8 miliardi (con cui confrontare i 6 miliardi del 2019). 

Questa stima presenta alcuni aspetti problematici, ma è certamente indicativa di un fatto enorme. Il credito ZES per il 2024 non può essere considerato un successo, perché ha generato investimenti ‘produttivi’ sensibilmente inferiori rispetto alla versione precedente, nonostante un contributo maggiore di spesa pubblica. 

Su questo insuccesso ha sicuramente influito l’assenza di un orizzonte pluriennale dello strumento, la farraginosità della procedura per la fruizione, e la conseguente incertezza sull’effettivo livello dell’agevolazione, i tempi estremamente ristretti entro cui concludere l’investimenti. La disponibilità di questi dati, magari con un maggior grado di dettaglio, dovrebbe rappresentare la base per correggere le modalità di funzionamento della misura, che per il 2025 sono state riproposte identiche. 

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