La zona industriale? Resiliente e dinamica
Federico Pirro - Gazzetta di Bari
Le più recenti informazioni provenienti da numerose direzioni aziendali e da molti imprenditori confermano che dal secondo semestre del 2020 la ripresa in larga parte della zona industriale di Bari-Modugno è stata apprezzabile per volumi di produzione, esportazioni ed effetti indotti. In realtà, anche i dati di bilancio del 2019 di imprese manifatturiere e di servizi - che, per quanto riferiti ancora all’anno precedente quello della pandemia, sono gli ultimi disponibili - avevano dimostrato che la sezione prevalente dell’apparato produttivo dell’agglomerato nel 2019 era cresciuta in termini di ricavi e così, da un lato, ha potuto resistere meglio agli effetti del lockdown e, dall’altro, è stata in grado di rilanciare con più rapidità le sue attività, mantenendo complessivamente le posizioni già acquisite, o contenendo in buona misura le flessioni dello scorso anno, anche grazie agli incentivi della Regione utilizzati da grandi industrie e Pmi.
Certo, per comprendere meglio tutto quanto è avvenuto e sta accadendo nelle società dell’area ed in quelle in cui la ripresa si è manifestata con più forza, andrebbe esplorata anche la loro situazione finanziaria, soprattutto delle piccole e medie aziende, nota però solo a che le dirige, agli Istituti di credito che le hanno come clienti e alla Banca d’Italia nell’insieme delle grandezze creditizie erogate e di quelle garantite dallo Stato, anche alla luce delle provvidenze stabilite nel 2020 dal Governo e dalla Regione Puglia. Questi dati potrebbero essere forniti a giugno dalla Banca d’Italia nel suo atteso report sull’andamento dello scorso anno in Puglia, possibilmente con un dettaglio territoriale disaggregato anche per cluster settoriali della Città metropolitana.
Comunque, le evidenze delle produzioni sinora disponibili, anche se sono da valutarsi con cautela interpretativa, non hanno mostrato nell’intero arco del 2020 un tracollo dell’industria barese di cui, anzi, stanno segnalando non solo una capacità di resilienza durante questa prolungata pandemia, ma anche una rinnovata propensione all’export, con buona presenza su alcuni mercati dell’Unione Europea, mentre molte Pmi hanno conservato o rinsaldato i loro collegamenti in filiere merceologiche lunghe, spesso trainate da alcuni big player anche lontani dalla Puglia.
I dati contenuti nella tabella mostrano i fatturati di società industriali e di logistica in essa citate registrati nel 2019 che, come detto prima, avevano segnato sia pure con qualche eccezione, incrementi rispetto all’anno precedente. Bisogna poi ricordare sempre che in area Asi sono insediati impianti di società industriali che non hanno sede legale a Bari, e di cui si potrebbero conoscere solo i valori delle produzioni, qualora fossero comunicati, non sempre però corrispondenti a ricavi perché riferiti a volte a beni destinati in alcuni casi anche a magazzino: dati comunque utili per conoscere, pur con qualche approssimazione, i valori di manufatti, servizi e utilities prodotti nei siti locali. Le aziende maggiori i cui valori delle produzioni non sono noti sono Marelli, Poste Italiane, Dana, Skf, O-I, RFI-Onaf, BHNuovo Pignone, Sorgenia, Fassa Bortolo, Thermocold-Ingersoll Rand.
Quella dell’agglomerato Bari-Modugno, dunque, pur con tutte le criticità che questa testata ha documentato negli ultimi mesi, è una zona industriale complessivamente forte, dinamica, resiliente che - è bene esserne consapevoli sino in fondo - potrebbe ulteriormente consolidarsi se in essa si diffondessero ancor di più, in logiche sistemiche, rapporti di collaborazione intersettoriale e interaziendale, naturalmente sulla base delle forniture possibili e sempre in esclusive logiche di mercato.
Le maggiori industrie trainanti italiane ed estere nell’automotive, nella meccatronica, nella meccanica varia, leggera e pesante, nella chimica (gomma, vetro, farmaceutica e detergenti), nel legno-mobilio e nell’agroalimentare hanno già proficui rapporti di co e subfornitura con PMI insediate nell’area, o in Comuni limitrofi. Ma tali rapporti potrebbero essere ulteriormente rafforzati con la creazione presso il Consorzio ASI - come è nelle intenzioni del suo Presidente e della Direzione generale grazie al censimento in corso - una banca dati costantemente aggiornabile cui tutte le imprese insediate nell’agglomerato (e non solo) potrebbero accedere per conoscere l’esistenza in loco di beni, lavorazioni e servizi che possano essere acquistati a prezzi competitivi. Il Consorzio ASI assolverebbe così sempre di più il ruolo di centro propulsore dello sviluppo industriale non solo del capoluogo e dei Comuni vicini, ma in prospettiva anche dell’intera Citta Metropolitana se, com’è auspicabile, vi entrassero anche i Comuni che sono stati inseriti nella ZES adriatica.
Ma esiste un altro comparto che in tempi oltremodo rapidi potrebbe registrare un balzo anche esponenziale nei rapporti di collaborazione fra le imprese localizzate nell’area, ed è quello delle ristorazione aziendale che, com’è noto, vede attivo nella stessa zona il quartier generale della Finlad, la holding di controllo del Gruppo Ladisa, leader in Italia nel settore, che compete sempre più spesso con successo in tutto il Paese con altri big player, come ad esempio il Gruppo Pellegrini o la Camst. Ebbene, per quanto possa apparire sorprendente, al momento - da quanto risulta da informazioni pervenute al sottoscritto da grandi impese con mense aziendali per centinaia ed anche migliaia di loro addetti - sono ancora poche quelle che hanno acquisito le prestazioni della Ladisa. Certo, la scelta dei fornitori del servizio avviene attraverso gare il cui esito deve privilegiare solo la migliore qualità e il prezzo competitivo; ma è vivo l’auspicio che il Gruppo locale venga invitato alle gare per competere al meglio. D’altra parte, un player come quello barese che con i suoi 5.200 addetti gestisce in tutta Italia mense in Città metropolitane e Comuni minori, scuole, Ministeri, grandi nosocomi, aziende come la RAI da anni ormai ha lo standing per competere con successo anche su Bari, in Puglia e nel Sud con l’agguerrita concorrenza che vi opera.
Insomma, il capoluogo metropolitano e le sue imprese possono e devono sempre di più fare sistema perché la competizione globale lo esige, e solo facendo squadra è possibile vincere le sfide più ardue: sempre, naturalmente, in esclusive logiche di mercato.
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