11 ottobre 2021   Articoli

Imparare a votare da adulti

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Le elezioni del 3 e 4 ottobre hanno mostrato come, privati della benzina della possibilità di sostenere cose impossibili e dell’irresponsabilità programmatica, i vari populismi si sgonfiano facilmente. Va detto però che si tratta di un fatto temporaneo dovuto a una affluenza bassissima. Esiste sotto le braci un elettorato frustrato, che in questa occasione non ha trovato un rappresentante ‘credibile’, ovvero qualcuno che non abbia mai governato e che ne assecondi le peggiori pulsioni attribuendo le colpe della nostra situazione al nemico esterno di turno da spazzare via appena arrivati al potere. 

Ci sono però aspetti di funzionamento delle elezioni stesse che pochissimi hanno notato (tra i quali il direttore di questa testata) e che vale la pena di sottolineare. Cinque anni fa, nel 2016, andò a votare quasi il 10 per cento di elettori in più di oggi in moltissimi grandi comuni. Quello che quasi nessuno ricorda è che si votava in un solo giorno, il 5 giugno che per di più veniva alla fine di un week end lungo ed estivo. Il fatto che si votasse solo la domenica fu anzi oggetto di indignazione da parte di molti, che sospettavano si volesse togliere forza alla montante marea populista con questo mezzo. Oggi bisognerebbe avere il coraggio di dire la verità sulla durata delle elezioni.

L’Italia è l’unico paese avanzato in cui si vota in due giorni. In alcuni paesi si vota addirittura in un solo giorno feriale o il sabato. La vera ragione per cui si adottò all’inizio questa formula era che si credeva che in una democrazia giovane come la nostra fosse necessario stimolare la partecipazione alla democrazia con tutti i mezzi. I timori di una scarsa partecipazione risultarono infondati, l’Italia è sempre stata una democrazia con una ampia partecipazione al voto. Il che non significa una democrazia che funziona bene. 

Oggi in ogni caso quei timori sono assurdi. Come dimostrano queste elezioni, la realtà è che non c’è un rapporto preciso tra lunghezza delle aperture dei seggi e partecipazione. Come spesso accade gli individui rispondono alle condizioni istituzionali modificando le loro azioni, in questo caso anticipando il voto. Rimane ancora il vecchio privilegio per qualche dipendente pubblico di avere permessi retribuiti di giorni per andare a votare, ma riguarda una platea decrescente e non è certo una motivazione commendevole. Se uno vota per prendere un permesso, meglio che non voti francamente. 

Un aspetto importante di questi ritardi peraltro è che la lunga apertura insieme allo spoglio inspiegabilmente lento, aumentano i lassi temporali in cui i risultati sono incerti. Questo, se da un lato fornisce materiale per il miglior spettacolo della TV italiana, la MaratonaMentana, dall’altro aumenta l’incertezza associata ai risultati, fatto mai positivo in democrazia.

Un ultimo punto riguarda il Mezzogiorno. Tra le grandi città non è difficile indovinare quali sono quelle dove lo spoglio è finito più tardi. Alle 10 del 5 ottobre a Roma mancavano ancora 30 seggi circa, a Napoli 2. Bologna aveva finito alle 3.33 di notte, Milano alle 6, Torino alle 7.39. La Calabria, senza nessuna grande città, i casi più problematici, ha chiuso alle 9.47 di mattina. Non si tratta di casi isolati. In ogni elezione lo spoglio delle regioni meridionali finisce sempre più tardi, a volte molto più tardi. E’ strano che i comparatori sempre solerti, non si siano accorti di questo divario. Sicuramente per una parte degli esperti questo è un chiaro segnale che per diminuire il divario dobbiamo aumentare il numero di scrutatori nelle regioni meridionali e assumerne di più qualificati, con una vista migliore. 

A parte gli scherzi, tenere i seggi aperti il lunedì ha una serie di costi, scuole occupate, tempi inutili di lavoro per le commissioni, spesso composte di dipendenti pubblici che magari potrebbero essere utili altrove. Forse è il caso di diventare adulti ed andare a votare quando si deve come tutti gli altri popoli del mondo. E avere i risultati in tutte le circoscrizioni in tempi ragionevoli.

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