Città più verdi con il recovery
Nei giorni passati, Stefano Boeri, uno dei massimi esperti in tema di progettazione del verde, ha pubblicato gli elaborati della “Cancun Smart Forest City”. Si tratta di un progetto ambizioso che ha come obiettivo la creazione di una città autosufficiente con la piantagione di circa sette milioni di piante per un equilibrio tra la quantità di aree verdi e l'impronta edilizia. Accantonate le utopie di un ritorno alle campagne, tipiche di ideologie di fatto reazionarie e nostalgiche, infatti si constata a livello globale la inarrestabile e naturale tendenza umana all’urbanizzazione e quindi ci si pone piuttosto il problema di riprodurre, anche in ambito urbano, caratteristiche dell’ambiente naturale. In questo quadro matura sempre più forte la coscienza dell’importanza del verde urbano per la salute e la vivibilità delle città stesse.
Purtroppo anche in questo campo le principali città pugliesi non brillano per virtù. Secondo la classifica del Sole24 Bari ad esempio è 70ma in Italia per numero di alberi e addirittura 94ma per metri quadri di verde pubblico per abitante. Non migliore la situazione per le altre città pugliesi. Eppure proprio nel contesto della nostra torrida estate, probabilmente destinata a ripetersi, abbiamo potuto constatare quanto sarebbe importante un ambiente urbano adeguatamente verde.
Il Ministero della Transizione Ecologica ha appena assegnato i fondi dell’avviso per la riforestazione urbana, un bando per la piantagione di alberi in ambiente urbano. Si tratta di piccoli progetti, ma è significativo che la Città Metropolitana di Bari abbia formulato cinque proposte progettuali, presentate da diverse amministrazioni comunali, ottenendo un risultato favorevole per tre di queste. Tra queste il Comune di Rutigliano è risultato secondo nella graduatoria nazionale di merito. Questi progetti consentono di affrontare i problemi di scarsa qualità dell’aria, legati al traffico veicolare, oltre che al riscaldamento e raffreddamento domestico. In particolare poi la piantagione di alberi è fondamentale per mitigare l’effetto delle cosiddette isole di calore. La chioma di un albero è un condizionatore naturale. La temperatura dell'aria a due metri di altezza può scendere di 4°C con una adeguata presenza di alberi.
Si tratta di un piccolo successo, indicativo però di un modo di procedere da riprodurre nei copiosi futuri bandi del PNRR, possibile grazie alla fattiva collaborazione di un gruppo multidisciplinare di professionisti individuati tra i professionisti dell’Amministrazione iscritti negli elenchi ufficiali a seguito di richiesta di un’offerta tecnica ed economica a ribasso. Soprattutto però indica chiaramente che la retorica piagnona secondo la quale non possiamo farcela perché la nostra Pubblica Amministrazione sarebbe svantaggiata, è molto spesso un alibi con il quale molte amministrazioni comunali inadeguate stanno già preventivamente scaricandosi la responsabilità.
Rimane un altro rimpianto in questo campo. La ripavimentazione e risistemazione di Via Sparano a Bari ha seguito criteri francamente incomprensibili alla luce di quanto detto sull’importanza del verde urbano. Una pavimentazione scura, copiata da contesti assolutamente diversi per clima, che aumenta gli effetti della calura assieme alla rimozione del poco verde urbano esistente non appaiono le scelte più lungimiranti particolarmente in una città del Mezzogiorno. In questa caso una volta tanto valeva la pena un’attenta analisi dei luoghi (il sempre decantato genius loci) e le reali esigenze dei cittadini che le abitano come principio progettuale fondante.
Sarà bene tenere a mente questi errori nei grandi progetti previsti per la riqualificazione ecologica della nostra città che possono trovare spazio nel PNRR. Ricordando altresì che, se non avere spazi verdi in città è una iattura, lo è altrettanto non pianificare la crescita in chiave ecologica della città, oppure prevedere espansioni urbane a grandi distanze dal centro da cui poi i cittadini dovrebbero viaggiare presumibilmente con mezzi inquinanti. La situazione pessima dell’aria nelle periferie baresi certificata da ARPA testimonia l’assurdità di questo modello. Lo sviluppo verticale della città non è necessariamente il male se evita costi e esternalità da trasporto, salvo per le rendite di chi già possiede immobili vicino al centro, e che comprensibilmente fa pressioni perché non se ne costruiscano altri.
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