24 luglio 2025   Rassegna stampa

La Ue oltre i dazi Usa se saprà rafforzare il mercato interno

Sole 24 Ore

Claudio De Vincenti - Economista - Promotore del Manifesto
Marcello Messori - Istituto Universitario Europeo

L’esercizio di potere, che l’Amministrazione Trump persegue nei confronti dei suoi partner commerciali fissando soglie variabili di dazi al fine di finanziare parte dei tagli fiscali interni e di estorcere altri accordi a favore degli Stati Uniti (Us), pone all’Unione europea (Ue) problemi inediti. È evidente che, a fronte dei bassi dazi europei verso i prodotti statunitensi (punte massime del 3,9% su pochi beni agricoli e una media dell’1% sugli altri beni), la Ue non può né accettare senza reagire che gli Us impongano dazi uguali o superiori al 10% sulle sue esportazioni, né piegarsi a compromessi non tariffari che distorcano il suo modello economico-sociale per favorire i beni statunitensi. A tale proposito, la semplificazione di alcune regole europee deve giovare all’efficienza di tutte le attività produttive della Ue e dei loro concorrenti; soprattutto, essa non può indebolire le tutele sociali e la salute oppure la trasparenza degli scambi nel mercato interno per ottemperare ai desiderata trumpiani. Il problema della Ue non è quindi di trovare un accordo quale che sia con gli Us, ma di assumere quelle iniziative che giovano alle sue imprese e ai suoi cittadini nel mondo conflittuale imposto da Trump.Tre sono le reazioni possibili. La prima consiste nel provare che le istituzioni europee, preposte a definire gli standard di sicurezza e di tutela dei consumatori di uno dei maggiori mercati internazionali, ‘hanno le carte’ per nuocere alle grandi società digitali ed energetiche e alle imprese statunitensi di alta gamma che sono i pilastri della costituency trumpiana.

A ostacolare questa possibile reazione sono i paesi della Ue che osteggiano una contrapposizione così diretta: prescindendo dalle ragioni politiche, i timori sono di un’immediata ‘rottura’ statunitense nel campo della difesa e di una caduta nel benessere dei consumatori europei, nell’assunto che non si riesca a sostituire essenziali beni e servizi degli Us in un orizzonte sostenibile. Tali timori aprono alla seconda possibile reazione: costruire accordi con le altre aree economiche e, nello specifico, con il Sud globale per ricreare una rete multilaterale di rapporti commerciali che espunga dal proprio perimetro i conflitti bilaterali imposti da Trump. Se assumesse la leadership di questa iniziativa, la Ue potrebbe attenuare quelle fragilità innovative che condizionano la sua capacità di opporsi alle prepotenze statunitensi. Il punto è che la Ue dovrebbe misurarsi con le pressioni (economiche e politiche) di paesi come l’India e – soprattutto – la Cina che vanno al di là dei rapporti di mercato e investono problemi di dumping ambientale e sociale e di vincoli su prodottichiave (gli input sui processi produttivi innovativi). Senza porsi obiettivi velleitari, la Ue può comunque seguire la strada della cooperazione internazionale in modo graduale e costruttivo. Un esempio sono gli accordi con il Mercosur.

Gli ostacoli, che indeboliscono le due reazioni esaminate, chiariscono però quanto sia essenziale attuare una terza iniziativa che è nella piena disponibilità dei paesi della Ue: un rafforzamento radicale del mercato interno. Le imposizioni trumpiane hanno accelerato l’impraticabilità di quel modello di crescita trainato dalle esportazioni nette, che aveva già spinto la Ue nella trappola delle ‘tecnologie mature’ e della stagnazione economica. Si tratta di attivare una capacità fiscale centrale per il finanziamento e la produzione di beni pubblici europei e per il sostegno di una politica industriale europea e di mobilizzare la ricchezza finanziaria della Ue in mercati finanziari non frammentati per lo sviluppo di traiettorie tecnologiche innovative coerenti con la transizione ‘verde’ e per la crescita della domanda aggregata nel mercato interno. Ciò potrebbe assicurare una parziale compensazione rispetto ai ridotti sbocchi nel mercato statunitense, ottenere ulteriori risorse finanziarie dall’esterno, disincentivare le delocalizzazioni di imprese europee negli Us, rafforzare la credibilità della Ue come attivatore di accordi internazionali. Nonostante qualche progresso in termini di allocazione delle risorse, la proposta di Quadro Finanziario Pluriennale avanzata dalla Commissione mostra però che la strada da percorrere al riguardo è ancora accidentata.Le tre possibili reazioni al mondo di Trump sono interdipendenti e poggiano su una base comune: un salto di qualità nella cooperazione interna alla Ue grazie a una rinnovata capacità di iniziativa politica.

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