Marco Rossi Doria: ''I soldi ci sono, quello che manca è una strategia politica nazionale''
Intervista di Maria Berlinguer - La Stampa
«Tutti i ragazzini poveri sono in difficoltà ma le bambine povere sono a maggiore rischio, perché si coniugano elementi di mancata comunità e modelli misogini crudeli».
Marco Rossi Doria, maestro di strada, ex sottosegretario all'Istruzione e ora presidente di "Con i bambini", associazione no profit che lavora in 600 zone difficili, è molto preoccupato per le violenze avvenute a Palermo come a Caivano.
Perché parla di misoginia?
«Non c'è un maschilismo ma una misoginia, il maschilismo ha dei caratteri culturali, ma ci possono essere dei maschilisti che capiscono che non bisogna far male a delle bambine o a delle ragazze, invece la misoginia può assumere forme di violenza aggressiva, dobbiamo essere tutti molto preoccupati per questo e fare una riflessione molto seria. Quando ci sono territori molto fragili, quando c'è povertà e non c'è un indirizzo culturale, dove ci sono poche attività sociali e culturali e non c'è coesione, tutti i ragazzini poveri sono in difficoltà ma le bambine povere sono a maggiore rischio, perché si coniugano elementi di mancata comunità e modelli misogini crudeli».
Di chi è la colpa? Dei genitori assenti che non educano né controllano i figli? Della scuola?
«Il tema chiama in causa tutti, quindi tutte le forze sociali che vogliono il bene dei nostri figli e delle nostre figlie si devono mettere d'accordo. Ci vuole una comunità educante soprattutto nei quartieri difficili d'Italia. Ci vuole la scuola, la parrocchia, le famiglie e i centri sportivi perché lo sport fa moltissimo. E ci vuole il Terzo settore, quel privato sociale che riesce a fare tanto. La situazione sarebbe, e mi dispiace dirlo, anche peggiore se non avessimo una scuola che prova a fare tanto e un Terzo settore che ogni giorno lavora proprio in quei quartieri, penso a Caivano e a Palermo. Ci sono tante associazioni che lavorano molto bene e nonostante tutto accade questo».
La professoressa Giovanna Corrao, in un post che ha avuto milioni di visualizzazioni, ha scritto che abbiamo fallito tutti, e a proposito dei ragazzi di Palermo ha detto che sono anestetizzati, come se vivessero in una serie tv. Che ne pensa?
«Sì ma non sono tutti così. Il problema è che la maggior parte degli adolescenti che non sono così non riesce neanche a entrare in contatto con chi sta in questa bolla. Una parte di questi ragazzi è fuori dal controllo degli adulti e anche dei coetanei».
Quanto conta l'abbandono scolastico, così diffuso soprattutto al Sud?
«C'è un problema terribile di abbandono scolastico. Quest'anno si pensi che 75mila bambini e ragazzi sono stati bocciati per numero di assenze, non perché non hanno fatto bene in matematica o italiano.
E se vai a vedere dove vivono i ragazzi bocciati, ecco sono in questi quartieri come Caivano. A monte della scuola dobbiamo fare una grande alleanza. Lo dico come presidente di "Con i bambini" che fa tante cose. Noi usiamo i fondi pubblici delle fondazioni bancarie e abbiamo 600 cantieri aperti in tutta Italia e quando la scuola, la parrocchia, il comune e il terzo settore si mettono d'accordo i rischi per le bambine nei quartieri difficili diminuiscono. Ma dobbiamo davvero riflettere su questa misoginia terribile per la quale una bambina diventa oggetto di violenze agghiaccianti. Il grande lavoro da fare è su una grande alleanza tra adulti e ragazzini che in quei quartieri non fanno così».
Don Patriciello chiede più stato e più servizi. Servono fondi?
«I soldi ci sarebbero, il PNRR prevede fondi per le zone povere, il problema è organizzarsi, avere una strategia nazionale e un'eco politica. Su questi terni non ci può essere destra e sinistra, tutto il Parlamento si deve mobilitare sulla violenza di genere sulle bambine. In un Paese come il nostro, questo va fatto. Ci sono per esempio i soldi del ministero dell'Istruzione, un miliardo e mezzo contro la dispersione scolastica. Finora è stato usato solo mezzo miliardo. Potrebbe andare alle comunità educanti in questi territori, e non solo al Sud».
Piantedosi ha detto che quanto è accaduto a Palermo e a Caivano non è colpa delle istituzioni e tanto meno del governo, parlando di successi delle forze dell'ordine contro lo spaccio.
«Io dico solo che così non va. Dobbiamo cambiare, dico mettiamoci tutti d'accordo quartiere per quartiere e vediamo che progetti possiamo fare. Lo dico per esperienza, la scena può cambiare. La Sanità, molti quartieri di Palermo, ma anche a Caivano, ogni volta che si è raggiunti da progetti coordinati tra scuola terzo settore, il clima cambia e anche ragazzini che potrebbero fare danno rientrano nel campo educativo. Dobbiamo riportare tutti nel campo educativo».
Dalla sua lunga esperienza anche come maestro di strada gli adolescenti hanno sempre vissuto in branco?
«La parola branco è brutta, i ragazzini fanno esperienze insieme, alcune sono molto belle e ognuno di noi se le ricorda. Altre sono molto negative. Andare tutti al mare è positivo, accanirsi su delle bambine è terribile».
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