03 giugno 2025   Rassegna stampa

Leone XIV e lo sguardo sul Sud

Emanuele Imperiali - Corriere del Mezzogiorno

Emanuele Imperiali - Giornalista - Corriere del Mezzogiorno

Ci si interroga se la prima enciclica di Leone IX sarà sulla nuova rivoluzione industriale nel mondo del lavoro avviata con l’intelligenza artificiale. Di fronte a questo potenziale immenso, bisogna avere responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti in modo che possano produrre benefici per l’umanità, spiega il nuovo Pontefice. La falsariga è la pietra miliare Rerum Novarum di Leone XIII. Come sottolinea acutamente un laico convinto, Luciano Violante, il fatto che per la prima volta ci si rivolgesse ai lavoratori, che si parlasse delle loro condizioni miserabili e delle disuguaglianze sociali fu un fatto indubbiamente rivoluzionario per i tempi. Pur se va osservato che la dottrina sociale della Chiesa è sempre esistita, richiamandosi al Vangelo, ai Padri, alla Scolastica medievale. Leone XIII la scrisse interrogandosi sulla dignità del lavoro, sulla giustizia del salario, sullo sfruttamento del lavoro minorile e femminile, sul rapporto tra proprietà privata e bene comune, sulla natura del capitalismo e sulla missione dell’imprenditore. Ascoltando i suggerimenti del gesuita Matteo Liberatore, del cardinale domenicano Tommaso Zigliara e del cardinale gesuita Camillo Mazzella, filosofi neotomisti. Ma non fu estranea alla definitiva elaborazione di Papa Pecci l’influenza dei movimenti operai cattolici. 

Papa Prevost ha già compiuto una scelta di campo netta, incontrovertibile, sui temi sociali, che oggi comporta nuove sfide, dalla sicurezza alla precarietà, ai salari troppo bassi. Ancora una volta, come nel 1891, assistiamo alla nascita di nuove forme di sfruttamento: i rider, i lavoratori dei magazzini automatizzati, i precari invisibili, spesso privi di tutele e diritti. La rivoluzione digitale comporta certamente problemi occupazionali; ma anche etici, culturali, pedagogici e sanitari. È decisivo che la Chiesa se ne occupi. 

Argomenti che incrociano in modo evidente i ritardi di un Mezzogiorno che soffre ancora livelli troppo bassi di occupazione soprattutto nell’universo femminile e giovanile. Un anno fa al G7 in Puglia, Papa Francesco aveva rilanciato il concetto dell’etica degli algoritmi, proprio per orientare lo sviluppo tecnico in modo giusto e inclusivo, salvaguardando la dignità del lavoratore. Il sociale è il fil rouge tra i due pontificati. 

La Rerum Novarum fu scritta nel 1891 anche per timore di una massiccia adesione al socialismo da parte degli operai cattolici. Il Papa proponeva una terza via tra il socialismo e il liberismo sfrenato, fondata sulla dottrina sociale della Chiesa. In piena rivoluzione industriale dire che ogni uomo ha una dignità che non può essere calpestata da alcun contratto economico statuiva un principio, che mette il bene comune davanti al profitto individuale, la solidarietà davanti alla lotta di classe. E lo faceva proteggendo si la proprietà privata, ma solo nella misura in cui serve a costruire una società giusta, senza eccessi che portano alla prevaricazione.

Dalla fine dell’800 le encicliche sociali si sono susseguite: dalla Quadragesimo Anno di Pio XI nel 1931, che approfondì il concetto di giustizia sociale e introdusse la sussidiarietà, condannando sia il capitalismo selvaggio che il marxismo. Alla Mater et Magistra del ’61, nella quale Giovanni XXIII affrontò i problemi dell’agricoltura e dello sviluppo economico. E poi la Populorum Progressio di Paolo VI nel ’67, e successivamente le tre encicliche di Giovanni Paolo II, la Laborem Exercens dell’81, la Sollicitudo Rei Socialis dell’87, e la Centesimus Annus del ’91: quest’ultima, a cent’anni dalla Rerum Novarum, rifletteva sulla caduta del comunismo e riaffermava i principi della dottrina sociale della Chiesa, ponendo attenzione anche ai limiti del capitalismo. Seguirono poi la Caritas in Veritate di Benedetto XVI nel 2009, con un vibrante richiamo all’etica nella vita economica e sociale e le due ultime di Papa Francesco: la Laudato Sì del 2015, sulla cura dell’ambiente, legandola ai temi della giustizia sociale e della povertà. E la più recente, Fratelli Tutti, del 2020, che propone un modello di società basata sulla solidarietà e il dialogo.

Non c’è giustizia senza lavoro, ma non vi deve essere lavoro senza giustizia. Il Cardinale Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli, lo va ripetendo incessantemente. In gioco c’è ancora una volta il perimetro dei diritti, come fattori di uguaglianza e di libertà, individuale e sociale.

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