23 aprile 2024   Articoli

Perché opporsi al rettore scelto dal personale

Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno

L’Università di Bari sta valutando una proposta di modifica dello Statuto che raddoppia il peso del personale amministrativo nelle elezioni del Rettore. Si tratta di una novità di portata quasi assoluta nel panorama della Università italiane ed estere, per cui vale la pena di riflettere sulle motivazioni alla base di questa variazione, la sua razionalità, e i suoi potenziali esiti. È solo chiedendoci perché da nessuna parte al mondo il personale amministrativo elegge il Rettore che possiamo capire se questa riforma è razionale, e abbiamo il dovere di farlo. 

Partiamo con l’osservazione che non esiste in nessun altro ambito una organizzazione che designa il proprio gestore attraverso elezioni tra i lavoratori. Ciò è particolarmente vero per le amministrazioni pubbliche. Mentre la partecipazione e la consultazione dei lavoratori è sempre un elemento auspicabile, c’è una ragione per cui, se si opera con risorse dello Stato, la gestione da parte del personale non è auspicabile. Gli interessi dei lavoratori non possono infatti coincidere con quelli dell’organizzazione. Se escludiamo le Università, esiste solo un altro ordine che si autogoverna in maniera indipendente, la magistratura, ma nessuno si sognerebbe di far eleggere il CSM agli impiegati amministrativi dei Ministero della Giustizia. 

Guardando al resto del settore pubblico non ci sono esempi di autogoverno, quindi, la pretesa di aumentare la partecipazione per ‘dare dignità al lavoro’ non è ragionevole, salvo ritenere che tutti gli altri lavoratori pubblici non godono di dignità. Immaginate, per capire l’assurdità, di far eleggere il Presidente della Regione Puglia (o anche il suo Direttore Generale) dai suoi dipendenti. E perché allora proprio le Università (e la Magistratura) sono autonome? La ragione la ritroviamo nell’art. 33 della Costituzione e nel dibattito della Costituente. 

L’autonomia delle Università nasce per tutelare l’indipendenza della principale istituzione culturale pubblica del paese da derive autoritarie (come è accaduto con fascismo). È il superiore interesse dell’indipendenza dell’insegnamento e dell’elaborazione scientifico-culturale a giustificare l’autonomia, anche nella scelta degli organi di governo, ma niente che abbia a che fare con la funzione amministrativa. 

Inoltre, il Rettore insieme al Direttore generale presiedono la delegazione di parte pubblica che, all’interno di ciascuna Università, contratta con le rappresentanze dei lavoratori una serie di materie dall’incisivo impatto economico-retributivo. Una significativa incidenza del voto del personale tecnico-amministrativo nell’elezione del Rettore comporterà nei fatti la possibilità di “scegliere” la propria controparte negoziale, una dinamica alla quale sono totalmente estranei i docenti universitari, il cui trattamento economico-retributivo è stabilito dalla legge. 

Stesso discorso vale per il reclutamento, che per i professori avviene fortunatamente dal 2010 sulla base di un controllo di qualità basato sulla abilitazione nazionale, non in autonomia dal singolo ateneo (come per il personale tecnico-amministrativo). 

Per capire gli effetti del combinato di autonomia e possibilità di assumere localmente vale la pena di ricordare che, quando con lo sciagurato sistema della ‘Riforma Berlinguer’ le università potevano assumere liberamente con concorsi locali, gli effetti furono disastrosi con l’esplosione di dinamiche familistiche anche nell’ambito accademico. 

I danni reputazionali, in particolare per l’Università di Bari, furono enormi e l’Università sfiorò il dissesto nel 2012. La faticosa e meritoria ricostruzione successiva è stata molto costosa per la comunità, ricordiamolo.

È quindi importante prima di fare modifiche di portata così grande riflettere a fondo sulle potenziali conseguenze e trarre dalla storia anche recente le giuste lezioni. Purtroppo, viviamo in tempi in cui la riscrittura delle regole con insufficiente riflessione sulla loro razionalità e motivazione è all’ordine del giorno, come dimostrano i casi della autonomia differenziata e del premierato.

Argomenti
Economia

Firma ora il manifesto

Il futuro del Sud è inscritto nel futuro d’Italia e d’EuropaLo sviluppo del Mezzogiorno e il superamento definitivo della questione meridionale è oggi più che mai interesse di tutta l’Italia.
* campi obbligatori

Seguici sui social