Dubbi ed enigmi sui dati ARPA
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
Qualche giorno fa l’Agenzia Europea per l’ambiente ha pubblicato il Rapporto annuale sulla qualità dell’aria. Si conferma la situazione orribile dalla pianura padana che è, insieme alle aree dell’Europa centrale che hanno fatto esperienza di un intenso sviluppo industriale nell’ultimo decennio, l’area più inquinata d’Europa.
Guardando alle cartine la situazione della Puglia sembrerebbe comparativamente buona ma se si esplorano i dati delle città si ha l’amara sorpresa di trovare che 4 città pugliesi, Bari, Taranto, Lecce e Brindisi, non sono censite. Le ragioni possono essere molteplici.
L’agenzia europea può ritenere i dati forniti inaffidabili o troppo discontinui. In ogni caso si tratta di una situazione incresciosa di cui la Regione Puglia e l’agenzia ARPA devono immediatamente farsi carico perché i cittadini pugliesi devono rendersi conto di quanto i dati sull’aria sono affidabili. In una situazione simile è solo la Sicilia tra le regioni italiane.
Se si guarda ai rapporti dell’Arpa sulla qualità dell’aria peraltro si scoprono cose molto interessanti.
Dal Rapporto Preliminare del 2020 si scopre per esempio che in nessuno dei principali inquinanti sono state superate le soglie europee di allarme in nessuna area del territorio pugliese. Ma si scoprono anche altre cose interessanti. Sorprendentemente per molti inquinanti la situazione di Taranto ad esempio è migliore di quella di molte altre aree della regione. Ad esempio per livelli medi di PM 2.5 le aree di Torchiarolo, Ceglie e Modugno registrano livelli circa 1,5 volte le medie di Taranto. Lo stesso dicasi per i livelli di NO 2 . In questo caso la centralina di via Cavour a Bari registra livelli abbastanza problematici (pur al di sotto della soglia di allarme).
Si potrebbe pensare che il 2020 sia stato un anno anomalo in cui il lockdown ha influito sulle misurazioni in maniera significativa. Invece il quadro non cambia se guardiamo al 2019 e agli anni precedenti. Nel 2019 in particolare la relazione rileva la situazione comparativamente problematica in termini di PM 10 dei siti di Bari Carbonara e Modugno, e di Bari Caldarola anche con una concentrazione di emissioni di NO 2 addirittura doppia della media regionale. Mentre addirittura la stazione di Taranto Cisi registra il valore minimo di PM 2.5 di tutta la regione.
Questi dati impongono un chiarimento dall’ARPA e una riflessione sulle politiche da adottare. La Regione Puglia, nelle sue articolazioni tra cui L’ARPA, deve prima di tutto chiarire perché il Rapporto dell’Agenzia europea non ritiene affidabili i dati pugliesi al punto da non riportarli e ovviamente sanare la situazione per il prossimo rapporto. Inoltre bisogna assolutamente chiarire se esistano aree del territorio pugliese con problematicità maggiori di Taranto, in particolare nella periferia (ma anche nel centro) di Bari perché i cittadini di Modugno e Carbonara non sono meno importanti solo perché non hanno un grosso stabilimento industriale nelle vicinanze.
E’ necessario in particolare valutare se questo inquinamento addizionale dipenda dai trasporti, ancora quasi tutti su gomma nell’area e cosa fare in proposito. Molte aree metropolitane, Firenze in testa si sono dotate in questi anni di bellissime tramvie per collegare i centri alle aree periferiche, decongestionando il traffico, migliorando l’esperienza del trasporto pubblico e la qualità dell’aria.
Quando saremo capaci di una progettualità analoga?
E’ altresì necessario un chiarimento sulla situazione di Taranto perché dai dati dell’ARPA la qualità dell’aria nella città non appare in alcun modo compromessa. Sarebbe auspicabile, ed è per certi versi sorprendente che nessuna Giunta Regionale ci abbia mai pensato finora, che la Regione avviasse un programma speciale di monitoraggio dell’aria a Taranto, con più centraline e una certificazione affidabile perché il dibattito sullo stato della città possa basarsi su dati certi e trasparenti. Il Rapporto annuale dell’ARPA dovrebbe contenere una sezione sulla situazione di Taranto.
Per una Regione e una Amministrazione che si fa un vanto di avere l’ambiente nel DNA sembra davvero il minimo sindacale.
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