L'allarme sulla Zes unica
Giuseppe Coco - Corriere del Mezzogiorno
In alcuni articoli precedenti, anche su queste colonne, avevo messo in luce alcuni rischi connessi alla profonda riforma del sistema delle ZES del Ministro Fitto. Oggi alcuni di quei rischi sembrano pericolosamente vicini a concretizzarsi. La riforma di per sé non è necessariamente corretta o sbagliata, anche se modifica il senso della istituzione delle ZES volute da Claudio De Vincenti nel 2017. Le ZES erano piccole porzioni di territorio del Mezzogiorno cui si concedeva un incentivo finanziario e una struttura di autorizzazione semplificata per investimenti di grossa taglia. Per questa ragione esse dovevano essere identificate in zone a vocazione industriale organicamente collegate a un porto. Dietro quel progetto c’era una visione attiva di politica industriale fondata sull’analisi di traffico marittimo e l’intermodalità, le vocazioni territoriali e la speranza di innescare un processo di inserimento di quei territori nelle catene internazionali del valore.
La ZES unica ridefinisce completamente questo progetto, con un incentivo uniforme e indiscriminato in tutto il Mezzogiorno (che la Commissione autorizza a intensità maggiori del passato), gestito da una Struttura di Missione centralizzata con una dotazione di fondi consistente (1,8 miliardi di euro per il 2024). I rischi più importanti erano connessi alla interruzione dell’unica esperienza di successo (che iniziava a produrre risultati) delle politiche di coesione degli ultimi trent’anni. I Commissari ZES, infatti, avevano cominciato a concedere autorizzazioni per investimenti molto importanti, almeno in Puglia e Campania. Interrompere queste esperienze comportava una grossa assunzione di responsabilità da parte di Fitto. Dalla emanazione del Decreto Legge SUD a settembre 2023, è quasi impossibile che un soggetto che abbia intenzione di realizzare un grosso investimento, richieda autorizzazione a soggetti (i Commissari) che dovevano cessare di esistere a Gennaio 2024. La transizione, quindi, doveva essere allo stesso tempo veloce, per assicurare l’esistenza tempestiva del nuovo soggetto autorizzatore, e cooperativa per assicurare un passaggio di consegne senza discontinuità.
Purtroppo, nessuna di queste condizioni si è verificata. La costituzione della Struttura di Missione per la ZES unica, il presupposto per gestire le autorizzazioni, è avvenuta solo sulla carta. La Legge di Bilancio per il 2024 ha ribadito la necessità di un decreto interministeriale per determinare le condizioni di accesso e di funzionamento dello sportello unico, che anch’esso però è inesistente. Infine, manca il Piano Strategico della ZES unica, anch’esso presupposto di un minimo di visione strategica per l’intervento. Nel frattempo, in extremis, i poteri autorizzatori dei Commissari sono stati prorogati per due mesi, ed estesi a tutti i territori regionali delle varie ZES. Una norma inapplicabile e senza effetti perché l’interoperatività degli sportelli unici si costruisce con un lavoro amministrativo di mesi se non anni. Peraltro, appare difficile che un’impresa chieda una autorizzazione, in questa incertezza sui soggetti titolari del potere. Purtroppo, la transizione è stata gestita in maniera non cooperativa con i Commissari, convocati la prima volta a Palazzo Chigi all’inizio di gennaio.
La Legge prevedeva tassativamente l’avvio dello sportello unico nazionale su portale dedicato a gennaio. Ovviamente non c’è traccia né del portale, né dello Sportello. Il nuovo termine è marzo quando cesserebbero i Commissari. Una eventuale proroga di questo termine o una debacle organizzativa dello sportello sarebbero disastrosi per la credibilità del sistema ZES italiano. E si tratta di traguardi minimi. Rimane infatti il rischio che la Struttura centrale non riesca a riprodurre in maniera efficace le capacità autorizzative dei Commissari, considerando l’assenza di connessioni territoriali coi sindaci, l’estensione del territorio e il numero di soggetti da coordinare. Si tratta di un problema organizzativo. Oggi la semplificazione richiede un lavoro amministrativo attivo e cooperativo. E’ importante che nel processo di costituzione della Struttura si tenga conto di questa necessità, così come di adottare un approccio manageriale alla gestione, completamente diverso da quello richiesto a amministrazioni della Presidenza del Consiglio.
I segnali di una perdita di credibilità del sistema ZES si cominciano già a vedere purtroppo. Di venerdì la comunicazione da parte della World Free Zone Organization che la conferenza annuale AICE 2024, per cui era stata scelta come sede Bari, si terrà invece a Dubai (a settembre invece di giugno). Si tratta di una perdita importante da un punto di vista di visibilità, ma ancor più se si tiene conto delle probabili motivazioni. L’organizzazione evidentemente non ha ritenuto credibili gli obiettivi di ordinata transizione da un punto di vista organizzativo.
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