26 settembre 2024

Tra Mezzogiorno, Nord e Campania

La storia di una Germania che ha superato le diseguaglianze territoriali alimenta pregiudizi infondati

Giuseppe Coco - Professore di economia politica

Ci sono idee che circolano più facilmente di altre alimentate da pregiudizi. Quando vengono ripetute un numero sufficiente di volte poi diventano verità, utilizzate da politici e intellettuali. Una di queste è la storia che riguarda le diseguaglianze territoriali in Germania, e che viene smentita anche dalle recenti elezioni. 

La Germania com’è noto viene spesso paragonata all’Italia sul tema delle diseguaglianze per la similitudine della struttura. Semplificando, entrambi i paesi sono composti di aree territoriali, con una storia che a un certo punto si è divaricata per ragioni esogene. La storia che tutti vogliono sentirsi ripetere suona più o meno così: la Germania alla riunificazione aveva diseguaglianze territoriali importanti come quelle italiane, ma con uno sforzo fiscale, frutto di una visione politica e una solidarietà territoriale maggiore di quella italiana, oggi ha risolto il problema. La storia è stata ripetuta da Vincenzo de Luca recentemente, ma si può andare a convegni e sentirla senza che si senta il bisogno di dimostrarla.

Oggi questa ricostruzione viene usata per sostenere che l’Italia non si fa carico di una sufficiente redistribuzione, come farebbe la Germania. Ma i più accorti sanno che 20 anni fa la stessa storia veniva usata per sostenere l’opposto, ovvero che non aveva senso buttare soldi nel Mezzogiorno, che nonostante 40 anni di politiche di sviluppo non era riuscito dove i Laender orientali erano riusciti in due decenni. 

Partiamo dal risultato. La diseguaglianza territoriale non è facile da misurare ma è falso che la Germania abbia diseguaglianze territoriali minime. Anche se la differenza tra Sud e Centro-nord Italia è maggiore di quella tra Est ed Ovest Germania, questo dipende in parte dal fatto che la capitale in Germania è nella parte meno sviluppata. Se guardiamo al recente rapporto sulla diseguaglianza territoriale dell’OCSE, invece, troviamo che gli indici di diseguaglianza territoriale di Germania e Italia sono paragonabili (anche se quelli italiani sono in peggioramento). Ma anche se guardiamo al rapporto tra PIL delle regioni più povere e più ricche (quelle grandi), una misura della polarizzazione, non ci sono differenze significative. L’ultimo numero di Limes, che smentisce su tutta la linea anche l’idea di una unitarietà politica tra pezzi della Germania, menziona alcuni dati scioccanti, secondo i quali l’intera classe dirigente pubblica in tutti i Landaer è di origine occidentale, il contrario di quanto avviene in Italia dove la PA ha una quota di meridionali maggioritaria anche ai livelli apicali. Mettendo insieme i dati sulle diseguaglianze e il fatto che il tasso di occupazione è molto più uniforme in Germania che in Italia, è plausibile che i trasferimenti territoriali via bilancio pubblico in Germania siano (molto) inferiori a quelli italiani. I Laender orientali in altri termini producono gran parte di quello che consumano perché il tasso occupazione è ovunque sopra il 74%, in alcune regioni del nostro Mezzogiorno quel tasso è sotto il 50. 

La più clamorosa smentita sui trasferimenti territoriali in Germania è che addirittura i dipendenti dei Laender hanno stipendi differenziati (praticamente un tabù nel nostro paese).  La redistribuzione territoriale è quindi certamente molto minore che in Italia.

A questo punto una domanda sorge spontanea: cosa motiva la popolarità nel meridione di quella particolare suggestione. Si mescolano a mio parere la classica esterofilia con la faziosità di chi vuole usarla per ‘provare’, senza provare davvero, delle idee politicamente motivate e fondate su pregiudizi (infatti è stata usata da posizioni opposte). 

In realtà esiste davvero una grossa differenza tra Germania ed Italia. Anche se le differenze tra regioni ricche e povere sono proporzionalmente simili, dopo 20 anni di declino, le nostre regioni più ricche sono molto più simili alle più povere regioni tedesche (37 mila euro pro-capite della Lombardia contro 29mila del Lunemburg e circa 60 mila di Amburgo e Baviera, dati 2019). Le nostre regioni non possono più essere definite ‘ricche’ per standard europei. La differenza, quindi, non è che siamo più diseguali, ma che loro sono più ricchi, tutti. Forse anche perché le loro classi dirigenti, con tutti i loro evidenti difetti, si sono concentrate un po' di più su come produrre più ricchezza, invece che su come assicurarsi una fetta più grande di una torta sempre più piccola.

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